Perché non possiamo farci il solletico (da soli)?

Il Dilemma.

Sfiorarci la pianta del piede, l'incavo delle ascelle, sotto il mento, la nuca, i fianchi o la schiena non produce lo stesso effetto di quando qualcuno semplicemente abbozza lo stesso movimento: quando è presente un simpatico "aguzzino" infatti, tentiamo di scappare, divincolarci e ridiamo a più non posso. Forse un po' dispiaciuti per non potersi fare grasse risate anche da soli, tre scienziati del Dipartimento di Neuroscienze dello Cognitive University College London (UCL) hanno condotto un esperimento per studiare le attivazioni cerebrali durante l'auto-stimolazione. 

 

La sfera di cristallo.

Grazie ai loro esperimenti, Blackemore, Wolpert e Frith hanno scoperto un meccanismo di attenuazione della stimolazione tattile quando è auto-prodotta, messo in atto dal cervello. Questo meccanismo di attenuazione è dovuto alle predizioni sensoriali del cosiddetto "modello interno anticipatorio" (internal forward model) del nostro sistema motorio, in altre parole, sulla base del programma motorio su cui si basa un movimento che intendiamo fare, il modello anticipatorio ipotizza quali potrebbero essere le sensazioni che quel movimento provocherà in noi. 

 

Come funziona, in concreto?

Vogliamo solleticare il palmo della nostra mano. Il movimento viene programmato, i muscoli attivati e la nostra mano sinistra si dirige decisa fino a posizionarsi sopra la destra, l'indice viene disteso e, con la giusta delicatezza e velocità, inizia a sfiorare il palmo della mano destra. 

Durante questa serie di azioni, apparentemente banali, mondo esterno e sistema motorio vengono simulati dal nostro cervello, una copia efferente del comando motorio viene utilizzata per generare continuamente predizioni delle conseguenze sensoriali del movimento in atto (quanto solletico potrà produrre il dito indice sul palmo della mia mano?) e comparata con il reale feedback sensoriale: se tra la stima compiuta dal nostro modello e la reale sensazione avvertita non ci sono sostanziali differenze, il risultato verrà attenuato, come a dire "niente pericolo, siamo noi stessi che ci stiamo sfiorando la mano, nessun agente pericoloso!".

Quando ad avvicinarsi a zone particolarmente sensibili è quel burlone del nostro amico che ci coglie di sorpresa facendoci andare di traverso il cappuccino, la stima del suo comando motorio ad opera del nostro cervello, non potrà essere abbastanza accurata, le discrepanze con le sensazioni percepite saranno molte e, quindi, l'intensità ne risulterà accentuata.

 

Cappuccino a parte, l'esito sarà solo una bella risata, anche se questo meccanismo è alla base della nostra sopravvivenza, ringraziamo dunque la corteccia cingolata anteriore, la corteccia somatosensoriale e, soprattutto il cervelletto, le aree, cioè, che ci garantiscono la capacità di anticipare, predire, ridere a crepapelle o, al contrario, evitare di spaventarci se sfioriamo il nostro collo mentre indossiamo la sciarpa! 

F.M.

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